luglio/agosto 2006

  • l calore del bianco a casa di Patrizia Casagrande

IL CALORE DEL BIANCO
A casa di Patrizia Casagrande

l bianco, anzi il non colore, l’amore per la cucina e la capacità di accogliere sono gli elementi essenziali di questa casa, le impressioni più forti che rimangono in chi la visita. Al secondo piano di una palazzina, simile a tante abitazioni bifamiliari storicamente molto diffuse a Senigallia, tra la statale adriatica e il mare, si trova la residenza di Patrizia Casagrande.
È senigalliese e si occupa di politica. È assessore all’ambiente, urbanistica e edilizia residenziale pubblica della Provincia di Ancona. Ci accoglie sorridendo, accompagnandoci in cucina: «I ritagli di tempo io li passo in cucina, sono un politico atipico: se non facessi questo lavoro probabilmente farei torte o il risotto con la zucca. La cucina è il rapporto con il mondo della casa e degli affetti. Io cucino per gli amici, i parenti, i figli… mai per me». Non ci sono tende, si sente il piacere della luce e la presenza del bianco. Il bianco delle pareti, il bianco dei fiori sui balconi, il bianco degli asciugamani del bagno. Il bianco è il colore che domina questo appartamento ricco di specchi, così come un’idea dello spazio che rimanda all’acqua e a spazi aperti. «Il tavolo della sala - continua la Casagrande - è un tavolo importante, di Carlo Scarpa e credo che abbia ormai una quotazione da intenditori ma per me è un tavolo che ricorda i canali di Venezia dove Scarpa ha fatto le sue perfomance migliori. Questa stanza è fatta di non colore anche se i colori ci sono, come accade per i tappeti. Qui è evidente anche il mio amore per gli anni trenta e cinquanta. Sono le epoche delle quali conosco la storia. Sono le storie che hanno accompagnato la vita di mia madre.
Così come non mi piace per l’urbanistica tutto ciò che è falsamente ricostruito, anche nell’arredamento, secondo me, va valorizzato chi, oggi, esprime per l’epoca in cui vive: credo che dovremmo lasciare alla storia dei figli e dei nipoti il tratto del nostro tempo e non continuare a costruire cose imitando quelle di un’epoca che non c’è più». La padrona di casa ci accompagna verso gli oggetti d’arredamento da cui non riuscirebbe a separarsi: la piattaia che raccoglie le zuccheriere della madre e dello zio, le teiere comprate nei diversi mercatini. «È stata anche porta dischi quando avevo 16 anni, pitturata di rosso, poi è stata un elemento bianco, in una vecchia casa e la usavo per riporre le buste della spesa a mo’ di ripostiglio. Ora è diventato l’elemento su cui ho poggiato l’arredo di tutto il resto. «“Ti voglio bene” e una firma “Giuseppe”, un disegno appeso alla parete della cucina; sono molti i segni della vita di famiglia come questo disegno di mio nipote, che ora ha otto anni: gli è costato oltre dieci tentativi mal riusciti». La casa, quindi, vissuta come luogo che accoglie le persone care, gradite. Difficilmente Patrizia Casagrande fà entrare qualcuno che non sente partecipe della sua vita. «Per queste relazioni - dice - c’è l’ufficio, il bar, il ristorante».
L’assessore continua dicendo che «la sala è il luogo in cui la famiglia sta insieme, ma quando siamo soli, io e mio marito, lui che è un appassionato di televisione sta in sala, io, invece, preferisco leggere o lavorare e lo faccio, preferibilmente, utilizzando il punto luce sopra il tavolo della cucina. È qui che leggo e curo i miei libri, così come faccio e ricevo le mie telefonate della sera”.
Il bagno è, invece, il luogo dei gesti consueti e della cura di sé. «Ho delle piccole fissazioni: la pietra abrasiva tutte le sere e la crema rigenerante per i piedi, la pulizia minuziosa delle unghie e del viso, infine la spazzolata dei capelli», ammette Patrizia. La quotidianità della casa, come capita spesso, è anche segnata da oggetti e pratiche acquisite nell’esperienza lavorativa. E il nostro assessore all’ambiente utilizza in tutti i rubinetti di casa i riduttori di flusso, che la stessa Provincia ha distribuito a tutte le famiglie, ed effettua la raccolta differenziata dei rifiuti: «Si tratta di buone pratiche, semplici ma efficaci, improntate ad un rapporto responsabile, e sostenibile, con l’ambiente. Non uso detersivi che siano inutili, uso acqua bollita per stirare e non acqua demineralizzata, evito ogni uso improprio dell’acqua».
Ed è con l’acqua che si chiude questo nostro incontro. Uno sguardo al mare dal balcone e un saluto riflesso nei tanti specchi. «Non li vedo più, casa mia è fatta di specchi e credo che per me rappresentino la necessità di dilatare gli spazi e la luce, una sorta di riproposizione delle mie radici più autentiche: il mare».

LA VITA DI PATRIZIA CASAGRANDE